Registro en XVI congreso de la SEEC
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Datos personales
- Nombre*
- Piergiuseppe
- Apellidos*
- Pandolfo
- Filiación
- Universitâ della Calabria
- Dirección*
- Via P. Bucci - Cubo 28B-2º piano
- Localidad*
- Arcavacata di Rende
- Provincia*
- Cosenza
- Código Postal*
- 87036
- ¿Es socio de la SEEC?*
- No
- ¿Participa interviniendo en una sesión?*
- Sí
- Indique el tipo de intervención*
- Comunicación
- Sección en que propone su intervención
- Lingüística latina
- Título de la comunicación o cartel
- Mimesi sacrale e innovazione linguistica nell'elegia 2,1 di Tibullo
- Resumen de la comunicación o cartel
- Secondo una posizione consolidata in sede critica, il rito descritto nell’elegia 2,1 di Tibullo sarebbe da identificare con i privati Ambarvalia (New Pauly, s.v.; per una sintesi, Murgatroyd, 17s. e Maltby, 359). Con questo contributo non s’intende certo entrare nel dibattito critico fra chi accetta tale identificazione (Pöstgens, Cairns) e chi ne propone una diversa (Reitzenstein), fra chi l’accoglie con riserva (Bright, Ball) e chi addirittura nega l’esistenza di feste chiamate Ambarvalia (Pascal). Ci si propone – parlando convenzionalmente di Ambarvalia – di analizzare il duplice ruolo ricoperto in quest’elegia da Tibullo che, quale poeta-sacerdos, si ritrova contemporaneamente a rappresentare e a celebrare il rito, azzerando la distinzione fra le due funzioni, facendone collimare i confini. Sulla scorta del modello callimacheo dell’inno ‘mimetico’ o ‘drammatico’ (La Bua, 79-81 e n. 94), l’occasione è dunque «inglobata, attraverso la finzione letteraria, all’interno del testo poetico» (Pretagostini, 253s.): Tibullo immette immediatamente il lettore dentro la cerimonia religiosa di cui il poeta è insieme narratore e officiante (Albert, 171-176; La Bua, 285-287; diversamente Cairns, 121-134, che interpreta Tib. 2,1 come inno corale). Identificatosi mimeticamente nell’officiante, il poeta perde il suo potere di narratore esterno, per cui il lettore, introdotto ex abrupto all’interno della cerimonia, si ritrova sfornito di una guida, come un ascoltatore invisibile in mezzo agli altri adoranti. Alcune delle conseguenze determinate da una simile coincidenza di ruoli si possono pertanto rintracciare su vari piani dell’assetto compositivo: in questo intervento ci si vorrebbe soffermare sul versante linguistico-formale di tali ricadute, ovvero su quelle scelte in virtù delle quali il poeta, guidando liricamente gesti e voce del sacerdote, varia e innova rispetto a certe locuzioni formulari del rito. Si tenterà quindi di illustrare, mediante le novità linguistiche e stilistiche di Tibullo rispetto al lessico rituale, come il poeta interpreti attivamente il proprio ruolo di officiante, trasferendo in quella funzione le risorse creative necessarie a stemperarne alcune rigidità formulari per accomodarle, liricamente rinnovate, nella composizione poetica. L’obiettivo finale è estendere la ricerca dei riverberi linguistici della mimesi sacrale all’intera sezione dell’elegia dedicata agli Ambarvalia, analizzando gli esempi più significativi da una prospettiva critica ch
- Bibliografía citada en resumen
- W. Albert, Das mimetische Gedicht in der Antike. Geschichte und Typologie vod den Anfängen bis in die augusteische Zeit, Frankfurt am Main 1988. E. E. Burriss, The Religious Life of Tibullus as Reflected in His Elegies, «CW» 22, 1929, 121-126. F. Cairn
- Título sesión monográfica
- Coordinador sesión monográfica
- Participantes en la sesión con sus correos
- Resumen de toda la sesión
- Título de la intervención del coordinador (si fuera diferente del de toda la sesión)
- Resumen de la intervención del coordinador (si fuera diferente del de toda la sesión)
- Bibliografía citada en resumen de la sesión
- Justificante de pago inscripción al congreso*
- pandolfo.pdf
- Inscripción Actas
- Justificante de pago actas
- Observaciones